Dal primo dicembre 2012, anche le imprese del turismo possono scegliere di adottare l’Iva per cassa, il meccanismo che consente di versare l’Iva solo nel momento in cui si incassa la fattura, come da circolare 26.11.2012 n. 44 dell’Agenzia delle Entrate. Ma il provvedimento, che ha suscitato un sospiro di sollievo in molti imprenditori, non porterebbe in effetti un beneficio così importante a tutte le imprese del turismo, come commentano gli specialisti.
Pierluigi Fiorentino, responsabile servizi fiscali Fiavet, spiega infatti in una nota che “L’Iva per cassa potrà essere applicata anche dalle agenzie di viaggi, ma per le operazioni gestite in regime Iva ordinario. Non è invece consentito optare per l’Iva per cassa per le operazioni in regime speciale Iva, quelle del 74-ter (DPR n. 633/72). L’esclusione non va intesa come una limitazione, perché il regime 74-ter, per l’organizzazione di pacchetti già prevede da moltissimo tempo che il momento impositivo, ai fini Iva, sia il pagamento integrale del corrispettivo. Inoltre i corrispettivi possono essere annotati nel registro dei corrispettivi 74-ter entro il mese successivo l’operazione, quindi con slittamento ulteriore dell’eventuale pagamento dell’Iva a debito 74-ter”.
“Al contrario dell’Iva per cassa – scrive ancora Fiorentino – che non consente la detrazione dell’Iva sugli acquisti fino al loro pagamento, l’Iva fatturata dei fornitori di servizi turistici, che rientrano nel regime speciale Iva, diviene un costo 74-ter che contribuisce a ridurre la base imponibile lorda, ancorché le relative fatture di acquisto non siano ancora state saldate da parte dell’agenzia di viaggi”.
Più costi per le piccole imprese
Ci spiega anche in parole povere Giulio Benedetti, commercialista specializzato per imprese del turismo, che l’opzione Iva per cassa non conviene a tutti: «La formula attrae – dice – perché da sempre tutti sostengono il peso di un’Iva da versare sul non incassato. Ma il provvedimento pone molti paletti, che alle imprese di piccole dimensioni rischiano di portare maggiori costi».
Disponibile per chi fattura meno fino a due milioni l’anno, l’Iva per cassa non conviene ad esempio a chi ne fattura fino a 400mila, «ad esempio molte snc e sas, che si servono della contabilità semplificata – dice Benedetti – che non implica contabilità sistematica con le banche o di cassa. L’Iva per cassa costringerebbe questi imprenditori a utilizzare la contabilità ordinaria, molto più complessa e quindi più onerosa». Il vantaggio risulta significativo per imprese di maggiori dimensioni, che incassano magari a 90 o 120 giorni, mentre l’agenzia di viaggi generalmente dal proprio cliente incassa subito.