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Come arginare le perdite: conviene chiudere o sospendere l’attività?

da | Nov 4, 2020 | Il Commento di Giulio Benedetti

La seconda ondata di Covid-19 ha tagliato le gambe a tante attività, ancor più nel settore turismo.

Quotidianamente ricevo telefonate da clienti (dai singoli agenti di viaggio alle realtà societarie più strutturate) che mi chiedono come arginare le perdite di questo periodo per il quale non si vede la fine e mi chiedono se non convenga chiudere in attesa di tempi migliori.

Cerchiamo di analizzare quali opzioni abbiamo a nostra disposizione.

  • Chiusura dell’attività (scelta sicuramente drastica):
  • se siete un singolo agente di viaggi (ditta individuale) è una pratica sicuramente immediata, sebbene richieda una serie di adempimenti burocratici che comportano dei costi di predisposizione pratiche e di tasse (bolli e diritti) : il tutto nell’ordine di poche centinaia di euro.
  • se siete una agenzia viaggi o tour operator in forma societaria (Snc, Sas, Srl) la via è sicuramente più tortuosa, legata innanzitutto all’esigenza di rivolgersi ad un notaio per la messa in liquidazione della Società (n.b.: in realtà nel caso della Srl sarebbe anche possibile “scavalcare” il notaio, ma solo a determinate condizioni)
  • i vantaggi: poter risparmiare l’onere più pesante (i contributi Inps di circa 900 euro a trimestre) a carico dell’agente di viaggi o degli amministratori delle società, oltre a tutti gli altri costi di gestione (polizze assicurative, costo dei consulenti, ecc.)
  • gli svantaggi: perdere qualsiasi riferimento precedentemente creato (dai contratti con i tour operator e fornitori vari, al numero di partita IVA)
  • Sospensione dell’attività: mantenere cioè la propria partita IVA o forma societaria, ma classificarsi come “ditta (o società) inattiva”: scelta meno tranciante rispetto alla chiusura, e che consente di congelare alcuni costi fissi:
  • i vantaggi: esattamente gli stessi della chiusura, con l’aggiunta di mantenere la propria partita IVA, il proprio conto corrente bancario, i propri contratti,
  • gli svantaggi: la pratica ha un costo (nell’ordine di qualche centinaio di euro), costo che si ripete per le successive comunicazioni di riapertura quando si deciderà di tornare “attivi”: per questo motivo suggerisco di scegliere questa strada se si decide di rimanere inattivi per almeno 8-12 mesi.
  • Rimanere attivi (non chiudere né sospendere l’attività): sicuramente una scelta “zen” (nell’occhio del ciclone regna la calma…) e si potrebbe pensare che sia una scelta alla portata solo di coloro che hanno fieno in cascina sufficiente per coprire i costi fissi.

In realtà i motivi concreti che possono spingere a non modificare il proprio status sono legati ai possibili contributi che il Governo deciderà di erogare nel prossimo futuro: già con il Decreto Ristori (il quale, purtroppo, come noto non prevede nuovi contributi per il nostro settore, se non il rifinanziamento del precedente Fondo per ADV e TO e l’estensione della cassa integrazione: per approfondimenti potete leggere questo mio articolo https://www.travelfocus.it/decreto-ristori-purtroppo-nessun-nuovo-contributo-per-agenzie-viaggi-e-tour-operator/ ) è stato introdotto l’importante concetto che i contributi spettano solo a coloro che hanno “partita IVA attiva” alla data del Decreto.

Si prevedono infatti a breve nuovi contributi per le Agenzie Viaggi ed i Tour Operator con il nuovo Decreto Ristori Bis (vedi questa notizia dell’ultim’ora: https://www.facebook.com/FiscoTurismoit/posts/3269668783158813 ) ed il suggerimento è, ove possibile, di non prendere decisioni affrettate e attendere di verificare la possibilità di accedere a nuove risorse che potrebbero imporre il vincolo di risultare attivi ed operativi per poter richiedere le nuove erogazioni.

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